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Monologo sul male

Nulla di diabolico - nulla di geniale

Archivio eventi 2013

​25 gennaio 2013

Come da programma Venerdì 25 Gennaio nel Cinema Teatro Italia di Germignaga è stato presentato lo spettacolo “Monologo sul male – Nulla di diabolico, nulla di geniale”, liberamente tratto dall’opera di Hannah Arendt “La banalità del male”.
Preceduto da una dotta introduzione di Maria Zanet, collaboratrice del Dipartimento di Filosofia dell’Università Cattolica, è vissuto su una splendida interpretazione dell’attrice-danzatrice Mariangela Martino, autore del testo.
Non sono un critico teatrale e non voglio addentrarmi in un campo che non conosco; dirò soltanto che lo spettacolo è stato apprezzato da tutti i presenti.
L’evento è stato organizzato dal Comune di Germignaga e da Frontiera quale partecipazione alla “Giornata della Memoria” ricorrente il 27 Gennaio.
Ed è a proposito di questa giornata che vorrei esprimere una mia personale considerazione. Nei campi di sterminio nazisti non sono stati immolati solamente ebrei ma anche zingari e omosessuali (oltre a prigionieri politici). È abbastanza evidente come si tenda a concentrare il ricordo solo sul genocidio degli ebrei, forse perché di più devastanti dimensioni, dimenticando quello degli zingari e degli omosessuali. Invece la “memoria” deve essere per tutti, per onorare il sacrificio di tutti. E se la memoria deve servire anche a scongiurare il ripetersi di simili tragedie, a maggior ragione occorre ricordare anche questi altri martiri, perché quel non tanto mascherato razzismo che purtroppo sta risorgendo non investe solo gli ebrei ma anche gli zingari e gli omosessuali.
Ho sentito alcuni giorni fa il discorso di insediamento di Barack Obama e sono stato colpito da queste parole: “I nostri fratelli e le nostre sorelle gay”. Parole semplici ma di un coraggio inaudito, che vorrei sentire anche da un’altra voce, ma da quella cattedra giungono solo parole di condanna non di carità. Ma è solo con la carità che si combattono i razzismi.

Francesco Ronchi

7 febbraio 2013

Architettura e territorio

15 marzo 2013

Una sala strapiena, partecipe, alla fine entusiasta, basta per dire che una serata ha avuto un esito straordinario?
E un personaggio che ha stregato il pubblico con una oratoria chiara, suasiva, essenziale, non con il linguaggio ostico del tecnico, ma con quello accessibile del vero umanista.
Questo il Mario Botta che la sera del 15 Marzo, nell’ospitale e ormai tradizionale sede dell’I.M.F. circa 250 persone hanno potuto apprezzare, nella sua figura di una semplicità accattivante.
Portatore di un’urbanistica fatta non per allineare edifici ma per aggregare la gente, la città come luogo armonico d’incontro spirituale. Concetto che mi ha fatto prepotentemente venire alla mente quelle parole di pietra di Cesare Pavese ne “La luna e i falò”: “Un paese vuol dire non essere soli”. Un’urbanistica fatta per la città, non contro la città, che se diventa speculazione edilizia è come una forma di  nuovo fascismo. Mi auguro di potere prossimamente pubblicare i passaggi più significativi del discorso del Botta.
Frontiera esprime qui, mio tramite, i più sinceri ringraziamenti al Maestro e a Chiara Gatti che ha reso possibile questo incontro.


Francesco Ronchi

Cina e occidente

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